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TUTOR VOLONTARI PER LE FAMIGLIE ECONOMICAMENTE VULNERABILI

Lunedì, 28 Febbraio, 2011

Un budget familiare risicato, ma gestito oculatamente, un’attenzione alle modalità di fare compere a partire dalla spesa quotidiana, una maggiore attenzione agli acquisti superflui e al risparmio di energia, uno stop alla proliferazione delle spese rateali.
Sono questi i compiti principali che saranno affidati al tutor volontario assegnato, almeno in questa prima fase sperimentale, a 35 famiglie del territorio provinciale che versano in gravi difficoltà economiche. Nuclei che fanno fatica a rispettare gli impegni assunti e sono ritenuti vulnerabili sotto il profilo della sostenibilità finanziaria. Si tratta di soggetti che la sociologia e la statistica hanno identificato come i cosiddetti “poveri da consumo” della nostra società.
Il servizio di tutoraggio è “l’anima” di un progetto sperimentale di contrasto alle nuove povertà, intitolato “Cammini di giustizia”, ideato dalla Caritas diocesana e attuato in collaborazione con la cooperativa RiDiamo, sostenuto dalla Provincia e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.
Obiettivi, finalità e organizzazione dell’iniziativa sono stati presentati negli uffici della Caritas Diocesana presso l’Arcivescovato da Mons. Italo Castellani, dal presidente della Provincia, Stefano Baccelli, con l’assessore provinciale alle politiche sociali Mario Regoli, dal consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Romano Silva, nonché dal direttore della Caritas diocesana Donatella Turri insieme con la collaboratrice Caritas Valentina Panattoni.
Grazie ad un contributo complessivo di circa 50 mila euro messo a disposizione dalla Fondazione CrL attraverso la Provincia, sarà quindi possibile varare un servizio di affiancamento a 35 famiglie in difficoltà: 15 nella Piana di Lucca, 10 in Valle del Serchio e 10 in Versilia che, dopo la sottoscrizione di un accordo preliminare, beneficeranno anche di un contributo una tantum di 1.000 euro a nucleo familiare. L’erogazione del contributo è condizionata dalla reale partecipazione al progetto e la destinazione dei fondi è mirata alla facilitazione di azioni di risparmio energetico o di altra natura.
Il progetto
L’iniziativa si sviluppa attraverso un gruppo di volontari e intende sperimentate risposte diverse al fenomeno della crisi economica, sempre più incidente sulle condizioni di famiglie finora non toccate dalle difficoltà economiche evidenti, ossia quella cosiddetta “fascia grigia di disagio” che , solo recentemente, ha fatto appello ai centri di ascolto della Caritas e ai servizi sociali. L’idea è semplice: creare una relazione tra la famiglia e i volontari, in modo da supportare la famiglia in un percorso il cui esito possa essere l’uscita dall’isolamento, l’arricchimento delle reti sociali e una più saggia gestione dei bilanci familiari di fronte a entrate non più sufficienti a mantenere il livello di vita fino ad oggi tenuto. Si tratta di un percorso nuovo che completa un sistema di azioni che la Caritas ha messo in atto fin dal 2009 in risposta alle nuove povertà incontrate: microcredito, integrazioni al reddito, azioni nell’ambito dell’emergenza abitativa, sostegno all’inserimento lavorativo attraverso la promozione di cooperative ed altro.
L’idea
L'idea nasce dalla constatazione di un preoccupante aumento degli accessi (oltre 300 in più nel 2009 rispetto al 2008) ai centri di ascolto Caritas, da parte di famiglie con problemi economici, spesso correlati agli stili di consumo. Questa tendenza è stata denunciata anche nel Dossier sulle povertà della Toscana 2010, curata dalla Delegazione Caritas Toscana. E’ ormai genericamente riconosciuto (Rapporto ISTAT 2011, Consumi ai margini, Donzelli, 2010) che il modello di consumismo esasperato dominante nella nostra società, promosso dal sistema mediatico come l'unico modello possibile, ha fortemente contribuito alla nascita di una nuova fascia di povertà rappresentata, appunto, dai “poveri da consumo”, famiglie spesso schiacciate dall'indebitamento progressivo o in difficoltà nella gestione delle poche risorse a disposizione. La finalità del progetto, quindi, è di contribuire a fornire un modello alternativo in grado di reggere il confronto con quello dominante, improntato alla sobrietà, all’attenzione contro gli sprechi e all’oculata scelta di spesa delle risorse, ridiscutendolo anche con le famiglie più esposte ai rischi che questo stile di consumo comporta.
Altro obiettivo del progetto è quello di costruire una rete di aiuti e di relazioni intorno a famiglie che, per vari motivi, si sono trovate in una situazione di difficoltà e di solitudine che le hanno esposte al rischio dell’esclusione sociale e dell’impoverimento. In quest'ottica i volontari diventano coloro che tessono la tela dei legami sociali e dell’inclusione.
I numeri
Le famiglie coinvolte nella sperimentazione, della durata di un anno, sono 35 e sono già state individuate dai centri di ascolto parrocchiali e dai servizi sociali, sulla base di valutazioni relative alle singole situazioni e storie. Il gruppo dei volontari, fino ad oggi 10, proviene da ambiti diversi: dalle parrocchie, dai gruppi di acquisto solidale, dalle associazioni del territorio. Il gruppo ha già sostenuto cinque incontri di formazione relativamente alla relazione di aiuto, l'ascolto attivo, il tutoraggio. Proprio il gruppo rimarrà la dimensione nella quale monitorare il progetto e verificare l’effettività dell’affiancamento alle famiglie, attraverso la guida di una psicologa e di due assistenti sociali. Per il momento sono stati attivati 10 percorsi, in attesa di reperire altri volontari e poter avviare anche gli altri tutoraggi.
Gli aspetti innovativi
Il progetto appare interessante soprattutto per alcuni suoi aspetti innovativi:
- un nuovo modo di intendere l’accompagnamento delle fragilità economiche: non un sistema di assistenzialismo, ma un reale contratto sociale con le famiglie coinvolte nel percorso di aiuto, al fine di incoraggiarne la fuoriuscita dalla situazione di indigenza e l’autonomia;
- non solo poveri per il poco che si ha, ma per il molto che si consuma: misurarsi con la crisi, significa anche saper rimettere in discussione le proprie modalità di consumo e intervenire sulla povertà significa anche insegnare di nuovo la gestione delle risorse, diffondendo un nuovo modello di rapporto con le cose ed il denaro.
- non servizi per i poveri, ma relazioni: il progetto sottintende un nuovo modo di pensare la città, in cui la rete di solidarietà vive in modo diffuso e informale, e accompagnare significa ricostruire relazioni di buon vicinato che incontrano le famiglie in difficoltà nei quartieri e prevengono alla presa in carico da parte dei servizi.
Per informazioni, per sostenere l’iniziativa e aderire alla rete dei volontari, gli interessati possono contattare gli uffici della Caritas telefonando allo 0583-430939