Una mostra dedicata a Mario Puccini, il “Van Gogh italiano” come lo definì Emilio Cecchi: un’occasione rara offerta dalla Fondazione Terre Medicee di Seravezza che propone al Palazzo Mediceo una monografica visitabile dall’11 Luglio 2015 al 2 Novembre.
La breve ma intensa carriera del pittore livornese viene così ripercorsa attraverso opere che non si “incontravano” dal 1972, quando per volontà di Lanciotto Bietoletti furono riuniti 38 dipinti, accompagnati in catalogo da uno scritto di Raffaele de Grada.
A Seravezza i dipinti di Puccini (Livorno 1869 – Firenze 1920) saranno affiancati da opere degli amici pittori come Benvenuto Benvenuti, Llewelyn Lloyd, Oscar Ghiglia, Guglielmo Micheli, Alfredo Müller, Plinio Nomellini, che, in modi diversi, contribuirono alla sua formazione ed all'affermazione della sua pittura nel panorama artistico contemporaneo.
Tutti artisti formati nello studio e nell’ammirazione di Giovanni Fattori per un’esposizione capace di guidare nel mondo dei post-macchiaioli e nell’universo creativo di Mario Puccini. Questi, artista complesso, deve il proprio accostamento all’icona Van Gogh anche a causa di una malattia mentale che contribuì a fomentare già nei contemporanei l’istanza storico-critica di un legame fra la sua opera e quella del pittore olandese.
Un accostamento che regge però anche nei termini di un confronto tra la produzione dei due: Puccini poté infatti poté ammirare sia Van Gogh che Cézanne nella celebre collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entrò in contatto nel 1911 grazie all’amico Ghiglia.
La mostra si propone, quindi, come un’occasione per la revisione storico-critica delle fonti ed un aggiornato sondaggio della fortuna critica dei maestri postimpressionisti d’oltralpe in Italia, nel tentativo di identificare le motivazioni che mossero Puccini verso una moderna e personalissima rilettura di Fattori.
L’esposizione si svilupperà in cinque sezioni che, indagando gli esordi dell’artista, proponendo fotografie d’epoca e ovviamente i capolavori dell’artista, sono articolate in modo di avvolgere i visitatori con la qualità del segno tipicamente pucciniana, unita ad un’emozionante esplosione di colori.