La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti organizza a Lucca, mercoledì 7 novembre, dalle ore 16, una tavola rotonda per ricordare Vittorio Fagone, storico e critico dell’arte contemporanea, scomparso l’8 gennaio 2018, che della Fondazione è stato direttore dal 2000 al 2007. Un’iniziativa doverosa e necessaria, per riflettere sulla sua eredità di studioso e organizzatore culturale, con la partecipazione di Renato Barilli, Angela Madesani, Gabriele Mazzotta, Emanuele Montibeller e Ferdinando Scianna, che negli anni hanno collaborato con Fagone e hanno avuto con lui un rapporto di amicizia e di stima, oltre che di lavoro. Coordina Paolo Bolpagni, attuale direttore della Fondazione.
Vittorio Fagone, tra i primi in Italia, ha dedicato molta parte delle sue ricerche alla videoarte, al cinema d’artista e all’interazione fra media diversi; ancora oggi il suo saggio L’immagine video, del 1990, è un testo imprescindibile sull’argomento, così come fondamentale rimane il suo contributo su Studio Azzurro.
A pochi giorni dalla sua scomparsa, sia Angela Madesani sia Renato Barilli dedicarono su Artribune un intenso ricordo all’amico e collega, evocandone le numerose imprese, dall’editoria alla curatela.
«Se non ci fosse stato il suo appoggio, unito a quello del suo collega Aldo Tagliaferri, io forse non sarei mai riuscito a far accettar il mio saggio “Arte contemporanea”, che ancora oggi tiene degnamente un posto in tutti gli scaffali delle Librerie Feltrinelli» – scrive Renato Barilli– «… con lui è una ulteriore parte della mia esistenza e carriera che se ne va».
«Con Fagone era un piacere parlare di tutto. Era un uomo politicamente impegnato, conoscitore di storia, di letteratura, di arte, di filosofia, di psicoanalisi». Lo ricorda così Angela Madesani, che sottolinea quanto fosse preziosa «la sua attività di critico militante, desideroso di comprendere e di conoscere il lavoro di artisti, anche meno conosciuti, per proporli e guidarli. Di Fagone non si può dimenticare la grande onestà umana e professionale, le scelte radicali, l’entusiasmo pacato ma intenso nei confronti del suo circostante».
Penetranti e acute sono anche le parole di Gabriele Mazzotta, editore che pubblicò molti dei libri di Fagone: «Vittorio era come un Umanista Rinascimentale che sapeva coniugare arte, scienza e natura. Ho di lui un ricordo vivo e sempre presente: un giorno mi disse che ritrovava questo “accordo” nell’amata musica di Bach, il quale annotava a lato dello spartito: “Ricercare”».
Ricordando la figura di Vittorio Fagone, Emanuele Montibeller, direttore di Arte Sella in Valsugana, scrive: «È stato a mio avviso fondamentale per la cultura italiana del Novecento. È stato uno dei protagonisti culturali del cambiamento nello stile e nei modi di vivere della nazione. Era un uomo di una signorilità unica, che non metteva mai in soggezione anche il suo più semplice interlocutore: sapeva infatti cogliere anche nelle piccole cose quella creatività umana di cui si è occupato tutta la vita in molteplici ambiti». Il suo contributo, all’interno della tavola rotonda, verterà sulla relazione tra Vittorio Fagone e “L’arte nella natura”, dalla ruralità popolare alla società tecnologica.
«Mi dà un malinconico piacere poter ricordare il mio grande amico e straordinaria persona Vittorio Fagone». Così ha risposto Ferdinando Scianna all’invito della Fondazione Ragghianti a partecipare alla tavola rotonda. Di Scianna si ricorda la bella antologica, voluta e curata da Fagone, proprio alla Fondazione nel 2006, a testimonianza dei quarant’anni di attività del fotografo, tra i più apprezzati e celebrati a livello internazionale.