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UN "NUOVO" MATTEO CIVITALI PER VILLA GUINIGI

Giovedì, 5 Novembre, 2015
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Una splendida terracotta policroma, racchiusa in un tabernacolo ligneo finemente lavorato e decorato: questa la Madonna del latte di Matteo Civitali che ha recentemente arricchito la collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e che a breve troverà il proprio posto nelle sale espositive del Museo Nazionale di Villa Guinigi, cui la Fondazione concederà l’opera in comodato.

Torna “a casa”, dunque, un altro eccezionale esemplare della produzione dello scultore quattrocentesco in grado di rappresentare Lucca nell’immaginario collettivo. Civitali e Lucca dunque come binomio indissolubile per un autore che seppe interpretare con grazia e naturalezza uno dei periodi più dinamici e tumultuosi della storia dell’arte, compiendo la propria formazione nella culla del Rinascimento.

Per Civitali Firenze significava certo la lezione del grande Donatello, ma soprattutto un confronto, anche cronologicamente più diretto, con Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino e Mino da Fiesole, artisti di poco più anziani con cui condivise l’ammirazione per altri grandi maestri come Andrea Verrocchio.

E proprio al Verrocchio era stata inizialmente attribuita questa deliziosa terracotta, ancora oggi protetta dal suo originale tabernacolo ligneo. Un’opera dominata dal bellissimo manto azzurro della Vergine che dona luce ed un solido impianto alla composizione, valorizzando anche il rosso intenso della veste e dei risvolti interni del manto stesso. Splendido il particolare del monile sul petto che aggiunge, se possibile, un’ulteriore nota di eleganza a tutto l’insieme.

La Madonna afferra vigorosamente il bambino con la mano sinistra e, in un gesto tanto delicato quanto concreto, offre il seno al piccolo Gesù che rivolge lo sguardo al volto della Madre, seduto e avvolto sulle sue ginocchia. Proprio queste, nel loro emergere dal panneggio, suggeriscono la dimensione prospettica, fortemente centrale, dell’opera, così come lo splendido trono conferisce profondità e solennità all’intera rappresentazione, con la nota di gusto classico dei putti-telamoni sui braccioli laterali.

Tenerezza e severità sono invece le sensazioni ispirate dal volto della Vergine, leggermente reclinato verso il figlio, in un impercettibile movimento che sta per incrociare lo sguardo del bambino. Il tempo e le passate incurie ci impediscono oggi di ammirare lo sfondo dietro l’aureola, probabilmente dorato, mentre possiamo ancora “gustarci” le decorazioni floreali e fitomorfe del bordo interno della cornice, molto care alla tradizione fiorentina nel campo della decorazione e delle architetture illusionistiche.

La datazione è ancora incerta, ma comunque oscilla intorno al 1470, mentre sicuro è il collegamento dell'opera con la celebre Madonna della Tosse, oggi nella Chiesa della SS. Trinità e datata 1482-1485.  Un’altra Madonna del latte che di fatto appare come il corrispondente marmoreo dell’opera in terracotta. 

Ma al di là di ogni analisi ed esegesi, il ritorno di un’opera di questo rilievo in un luogo per lei così denso di legami e riferimenti risulta importante per due ordini di motivi.

In primo luogo Lucca riabbraccia un altro capolavoro del suo artista più rappresentativo, restituendolo anche ad un’ampia fruizione con la sua prossima collocazione al museo di Villa Guinigi; ma il rientro “in patria” di questa Madonna diviene soprattutto opportunità di confronto e stimolo ad una ulteriore valorizzazione della figura di Matteo Civitali, oltre che spunto per nuove ed interessanti iniziative che, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni, producano un’effettiva e concreta crescita culturale per il territorio.