“Ville lucchesi. Le delizie della campagna” è il titolo del primo volume di un ambizioso progetto editoriale realizzato da PubliEd: tra foto inedite e schede complete un lungo percorso che unisce le ville aristocratiche lucchesi nell’intreccio con le vicende delle più importanti famiglie e casate che le hanno abitate.
Attraverso tratti prettamente storici, uniti a chiare spiegazioni di quella che era l’architettura e l’impronta stilistica di ogni epoca, l’autrice Maria Adriana Giusti descrive la vocazione teatrale delle ville lucchesi: un viale che accompagna lo sguardo fino all’edificio padronale, il giardino che, insieme alla villa stessa, predispone inevitabilmente alla poesia. Un volume in quattro lingue - italiano, inglese, francese e tedesco per un’operazione editoriale inedita a Lucca –, corredato dalle foto di Luca Lupi e dalle schede di Gilberto Bedini che accompagnano il lettore, il curioso, il turista, il sognatore in un viaggio profondo oltre la soglia dei monumenti più preziosi della provincia.
Risalendo lungo il corso della storia fino al XIV secolo si scopre una Lucca protagonista indiscussa del nuovo corso architettonico. Un unicum paesaggistico che assegna alla nostra provincia il primato di capofila: fu infatti proprio in queste zone che precocemente rispetto al panorama italiano comparvero agli sgoccioli del Medioevo le prime ville rustiche. La dimora di Castruccio Castracani a Massa Pisana, adesso Villa “La Principessa”, rappresenta il primo grande esempio di questa novità artistica, che conserva all’interno di un muro di cinta un mondo raccolto e autonomo; l’edificio padronale si fonde con il giardino in uno slancio paesaggistico che prosegue nell’orto e nella cappella, in un dialogo aperto con la natura circostante. Ma la villa lucchese non rappresenta soltanto il buen retiro dei nobili dagli affanni della vita cittadina. Unisce infatti in sé l’utile e il dilettevole: facoltosi cenacoli di artisti dialogano con i tratti più concreti delle dinamiche di campagna, dando vita all’interno della tenuta di Forci della famiglia Buonvisi al “Trattato di Agricoltura” di Giovanni di Vincenzo Saminiati. Ed è in questa fase, tra il XVI e il XVII secolo, che la villa lucchese sviluppa quei tratti tipici di armonia e omogeneità che la contraddistinguono: volumi compatti e simmetrici per l’edificio contrastano con la spettacolarità dei ninfei nei giardini, dove trovano spazio fontane monumentali, grotte e nicchie da fiaba. Villa Buonvisi – Oliva a San Pancrazio, Villa Guinigi a Matraia e Villa Parensi a San Michele di Moriano: queste le ville che rappresentano al meglio questo nuovo corso. Con l’avvento dei fasti settecenteschi, anche le nuove dimore aristocratiche si vestono a festa ispirandosi ad altri centri europei come Roma, Firenze, Parigi e Vienna. Le nuove ville passano da uno stile armonico e razionale a sfarzo e grandiosità, trasformandosi in luoghi ideali per ospitare cerimoniali, spettacoli e festeggiamenti. Artifici scenografici, affreschi e un gusto spiccato per la teatralità diventano elementi centrali che si possono trovare, ad esempio, nelle splendide Villa Santini Torrigiani di Camigliano (che il Marchese Nicolao Santini, ambasciatore della Repubblica di Lucca alla corte del Re Sole, decise di trasformare nella “sua Versailles”) e Villa Garzoni di Collodi.