La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti organizza, dal 23 febbraio al 15 aprile 2018, la grande mostra Il segno dell’avanguardia. I Futuristi e l’incisione, a cura di Francesco Parisi e Giorgio Marini.
La mostra, che inaugura il nuovo anno espositivo della Fondazione, è dedicata a un aspetto meno noto, ma di grande interesse, del fenomeno futurista: l’incisione. Per restituire un panorama, il più vasto possibile, che comprenda sia i precedenti storici sia le ultime propaggini dell’attività grafica degli artisti coinvolti, Il segno dell’avanguardia. I Futuristi e l’incisione si sviluppa lungo un ampio arco temporale che, dalla fine del XIX secolo, arriva sino al 1944, anno in cui morì Filippo Tommaso Marinetti, che aveva fondato il Futurismo nel 1909.
Circa 130 opere di artisti quali, tra gli altri, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini, Luigi Russolo, Thayaht, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Romolo Romani, Primo Conti, Giorgio Morandi, Osvaldo Bot, Antonio Marasco, Duilio Cambellotti, Achille Lega, Giannetto Malmerendi, Alberto Martini, Emilio Notte, Anselmo Bucci, Roberto Iras Baldessari, Carlo Erba, Francesco Dal Pozzo, Lorenzo Viani e Renato Di Bosso. Il segno dell’avanguardia. I Futuristi e l’incisione si propone dunque come occasione di studio, sottolineano nell’introduzione al catalogo Paolo Bolpagni e Giorgio Tori, rispettivamente direttore e presidente della Fondazione Ragghianti: «crediamo che uno dei meriti della mostra consista nel riportare alla luce una copiosa produzione artistica meritevole di studio e riscoperta, oltre che nel proporre e sostenere una precisa interpretazione critica, che vede nella confluenza dell’immaginario simbolista mitteleuropeo e delle ricerche divisioniste sulla scomposizione del colore il ‘terreno di coltura’ da cui sarebbe poi nata la poetica futurista».
Il Futurismo, ultima corrente italiana che condizionò con veemenza l’arte europea, costituendo la spina dorsale di molte avanguardie, è esaltazione della modernità e della tecnica attraverso l’adozione di scelte formali anti-accademiche, in forte polemica con ogni tradizionalismo, in tutti i campi dell’espressione artistica. Sebbene tra i numerosi ‘manifesti’, redatti come proclami e in tono reclamistico, ne manchi uno intitolato L’incisione futurista, è innegabile che l’analisi di questo importante nucleo di fogli incisi e stampati direttamente dalle matrici (si sono escluse, in mostra, tutte le tecniche di riproduzione meccanica) possa essere finalmente un momento per comprendere quanto fossero diffuse tra i futuristi le pratiche incisorie. Gli esponenti del movimento creato da Marinetti predilessero soprattutto la xilografia e la linoleumgrafia, tecniche che, nella loro immediatezza e nell’uso di materiali sintetici, semplici da incidere, rispettavano e anzi esaltavano i princìpi stessi della modernità.
Per comprendere meglio la storia della grafica futurista, il percorso espositivo è suddiviso in tre sezioni cronologiche: Simbolismo, Prefuturismo e Futurismo. L’indagine – secondo il volere dei curatori – è allargata, dunque, anche alla produzione grafica di matrice simbolista, crepuscolare o d’intonazione divisionista che precedette il lavoro più propriamente futurista di alcuni artisti come Russolo, Sironi e Boccioni, che soltanto successivamente avrebbero aderito alle istanze marinettiane. Completano la rassegna opere grafiche di incisori che parteciparono al movimento futurista soltanto per una breve stagione.
Una sezione a parte è dedicata alle pubblicazioni contenenti opere di grafica originale come cataloghi autoprodotti o libri illustrati, evidenziando in questo modo il contributo delle tecniche grafiche ‘originali’ alla vastissima pubblicistica futurista.
Il catalogo, a cura di Giorgio Marini e Francesco Parisi, contiene approfondimenti e contributi sull’incisione futurista (a firma dei curatori e di Niccolò D’Agati e Giacomo Coronelli), oltre a un ricco apparato scientifico, ed è pubblicato in coedizione da Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte e da Silvana Editoriale.